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Ci sono due aspetti inquietanti nella vicenda dello smantellamento della Ripartizione dei Beni Culturali. Il primo ha a che fare con la miopia politica che ci sta facendo diventare ciechi e ostaggio dello sviluppo a tutti i costi. Distruggere la Ripartizione per risparmiare due euro è una retorica di comodo, è un vivere spicciolo, alla giornata, senza supporto d’idee.

A cosa servono strade, palazzi, enormi case della cultura in ogni paesello, ponti di plastica e grandi centri commerciali se non riusciamo a finanziarci un ufficio così importante? Le conseguenze di un simile smembramento sarebbero d’impatto devastante su quella che è stata la storia di questa provincia, su quello che siamo noi oggi. Mantenimento e conservazione di beni architettonici e artistici non devono e non possono essere competenza della Ripartizione che si occupa di Natura, paesaggio e sviluppo del territorio. Sono un’altra cosa. E non facciamoci fuorviare da quello che succede nel resto d’Italia. La rivalutazione e protezione di beni architettonici ed artistici merita attenzione e profonda conoscenza, e non può essere accorpata ad altri uffici: finirebbe per diventare l’ultima ruota del carro. Voluta da monsignore Karl Wolfsgruber nel 1973, la Ripartizione dei Beni Culturali rappresenta tuttora un aspetto basilare delle diverse culture che qui vivono: sono l’espressione della vitalità delle minoranze e non di un po’ di folclore; sono la base fondante della nostra autonomia.toepsl_sonnenuhr

Il secondo aspetto altrettanto preoccupante è che dietro a questa decisione c’è la malcelata volontà di colpire la coraggiosa direttrice Waltraud Kofler Engl. Che Kofler Engl, competente, brillante e decisionista, non sia una persona gradita lo si è capito da tempo. Ma che sia ora accusata, anche se ufficiosamente, di ostacolare i progetti di cementificazione e aumento della cubatura spacciati per sviluppo è a dir poco fuorviante.

L’aver avuto Moroder Lusenberg, Franz Angelo Rottonara, l’avere un immenso Gilbert Prousch, tanto per citare solo alcuni artisti ladini, dovrebbe bastarci per capire l’importanza di tutto quel che concerne la cultura: perché i Beni Culturali sono la nostra storia, anche quella attuale. Relegarli in un fondo di magazzino sarebbe un errore intollerabile. Dove sono le voci delle associazioni culturali, della Uniun Generela di Ladins, degli Istituti Ladini e di un Reinhold Messner che dice la sua su ogni foglia che si muove?

Non dobbiamo accontentarci, noi provincia di montagna, di laghi e cieli lucidi come smalto, di giardini grandi e piccoli, di Ötzi e Museion. Proviamo a usare la ragione, che non mi risulta sia un luogo nemico, profondo e senza luce, ed eleviamo la cultura al rango che si merita. L’arte, il bello, non sono solo una cosa da vedere. Sono parte integrante della nostra vita. La mancanza di bellezza crea limitatezza, assopimento, passività, indifferenza. Non facciamo in modo che una persona d’indubbio valore, a capo di una fondamentale Ripartizione non torni più. Non facciamo in modo di dispiacerci di ciò che si sta pensando di fare. Non commettiamo un errore imperdonabile, sarebbe fonte di mille rimpianti.

Signor Presidente della Provincia, signori assessori, provate a ragionare in termini di conservazione, ricerca, restauro, tutela. Guardate dentro voi stessi: chi rompe tutti i ponti dietro di sé, deve saper nuotare bene, molto bene. Siete ancora in tempo per tornare sui vostri passi. Vi saluto con “la cultura salva!”

Michil Costa
Alto Adige, 27 aprile 2015

Press Clippings zum 27.04.2015