È stata, finora, una bella estate, è vero. Giornate calde, lunghe, luminose. Giornate d’estate in montagna. Fatte di una luce immobile, di remoto stupore. Poi arriva la pioggia. Che aiuta le piante a vivere: le rinfresca, le accarezza donando gocce perlate di vigore. Hanno sofferto gli abeti, e anche i cirmoli hanno dei rami gialli. Dopo tanto sole, tutto ha bisogno di acqua. Anche i nostri ospiti, che il primo giorno di pioggia sembrano contenti, ‘così possiamo riposare’. Il secondo iniziano a scricchiolare, sotto i colpi di una noia che non sanno governare. Bisogna fare qualcosa, presto, prima che i pensieri, le ansie, la paura di rimanere fermi mettano a nudo l’incapacità di guardare dentro se stessi. E allora prendono la macchina e vanno a Cortina: ‘ma quanto traffico, però…’. Oppure vanno a Innsbruck: ’ma quanta gente, però…’.
E allora va bene anche Monaco: ‘che viaggio lungo, però…’. A volte mi chiedo se esista solo la macchina per noi umani. L’auto per fuggire lontano e ritrovarsi intrappolati perché tutti hanno avuto lo stesso pensiero. E stupirsi di ciò. E mi vengono in mente le parole di Seneca: ‘È lo spirito che deve mutare, non il cielo sotto cui vivi’. Scendere dall’auto, entrare in un bosco. Semplice. La pioggia è meravigliosa. La selva umida e intrisa di pioggia è un incanto. Ogni odore si accentua, la vegetazione pulsa, anche i rami contorti ammiccano a qualcosa, rauchi sospiri pregni di segatura. Il porcino che solleva la testa. Il profilo del formicaio che cambia forma. Sculture vegetali di un mondo a parte, parallelo, eppure più vicino a noi di quanto possiamo immaginare. Il viaggio non è la meta. Non è una collezione di francobolli, di stemmi, di stellette da appuntare nei nostri personalissimi ricordi. Il viaggio siamo noi, che possiamo aprire o chiudere gli occhi. A volte ho come l’impressione che alcune persone riescano ad ammazzare la bellezza di un viaggio mentre lo stanno vivendo. Il bosco è qui, in tutta la sua maestosa compostezza. I prati in alto sono qui, erba bagnata che s’inchina alle nuvole. I Monti Pallidi che si colorano di nero, minacciosi. E un secondo dopo, quelle cime giocano a nascondino. Che importa se ci si bagna? Di cosa abbiamo paura? Della pioggia che ruba il sole e rende la terra scoperta, umida, viscida? La pioggia può essere una grande occasione. Basta saperla cogliere e allontanarsi per un attimo dalle nostre autoimposte certezze. Per ridiventare compagni di noi stessi, per ritrovare un bel sollievo sotto quelle nubi basse. Per riprendere in mano una bella occasione tutta da vivere.
Noi imprenditori turistici abbiamo una grande responsabilità: fare scoprire ai nostri ospiti che il mondo si può vedere con occhi nuovi, che per catturare emozioni vere occorrono sensi desti e che intorno a noi è pieno di bellezze nascoste. E iniziare noi stessi a godere di queste giornate. Ora inizia a piovere. Sono felice. Non sono previsti temporali, e allora me ne andrò sul Col Alto. A bagnare i miei pensieri di sogni più grandi.
Michil Costa, Trentino, 22/08/2015