Ho un amico che non ha mai visto un film. Stento a crederlo. E’ mai possibile? Eppure non è un anacoreta che vive in un lembo remoto della montagna, non è partito missionario in giovane età per uno sperduto villaggio subequatoriale, non è stato rapito da alieni che l’hanno trasferito in un’altra galassia. No, il mio amico è un bravo professionista, gode di un certo successo e conduce una vita piena d’impegni. Forse sono troppi e tali da impedirgli, anche in epoca di streaming, di scaricarsi una delle chicche che hanno fatto la storia della settima arte. Non dico i film di Renoir, Buñuel, o Kusturica. Non esageriamo, quella è roba da cinefili. Piuttosto penso a classici come ‘Balla coi lupi’, o ai film in cui emerge la saggia ingenuità di Troisi, o la follia di John Belushi e Dan Aykroyd in ‘The blues brothers’: non è possibile non aver trascorso un paio d’ore in compagnia di questi piccoli grandi geni. Il cinema è una gigantesca favola che sequenza dopo sequenza aiuta a vivere meglio. E’ come ascoltare la musica, o leggere un libro, personalmente non saprei farne a meno. Il guaio è che il mio amico non legge e non ascolta musica. La faccenda è seria: perché privarsi delle piccole gioie che gli esseri umani sanno creare e donare ad altri esseri umani? Si tratta di una ricchezza infinita che andrebbe raccolta a piene mani, piene orecchie e pieni occhi. Sì, perché fortunatamente l’uomo non è solo colui il quale fa le guerre, insegue il profitto a tutti i costi, si diverte a distruggere e a seminare violenza, a discriminare, uccidere e violentare. L’uomo e la donna sanno creare, fantasticare, comunicare, emozionare, amare. E lo fanno, spesso e volentieri, esprimendosi artisticamente. L’arte, dunque, è una forma d’amore. Privarsene è come non dare acqua alle piante, in questo caso alla pianta che è in noi. Senza acqua la nostra pianta diventa arida, si secca, si fa più insensibile e meno ricettiva. E soprattutto, non fiorisce come dovrebbe, non cresce come dovrebbe, non riempie l’anima e il cuore di emozioni, e quindi di trasmetterle. Senza musica, senza film, senza libri, sarei peggiore, senza moralismo, di quello che sono. Perché sarei meno. Meno e basta. Potrei capire una persona che decide di ritirarsi e di rinunciare a tutto, dopo aver vissuto pienamente. La mente corre a San Paolo, a San Francesco, a Buddha, che visse dieci anni sotto un albero rinunciando a tutte le sue ricchezze. Ma non sforzarsi di vedere un film, quando tutto è alla portata di mano, non regalarsi un paio d’ore di mente che viaggia da sola, no, non è possibile. Non va bene. Fino a domani ci sarà la 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia. E quindi, in onore della Biennale e per l’affetto che mi lega al mio amico, adesso cerco su Amazon un film da regalargli. Che ne dite di ‘Nuovo cinema Paradiso’ di Tornatore? Forse potrebbe stimolarlo! O meglio ‘La donna che visse due volte’ di Hitchcock? E’ del 1958, lo so, ma da qualche parte bisogna pur iniziare.
Michil Costa, Alto Adige, 11/09/2015